Storia di Lecce
La città di Lecce adagiata su un altopiano di circa 50 metri sul livello del mare, ad oggi conta una popolazione di circa 100.000 abitanti. L’abitato ha una storia molto antica e come tante città italiane si caratterizza come insediamento a continuità di vita. La prima forma di popolamento individuata a Lecce sembra essere rappresentata da nuclei sparsi di capanne databili tra l‘VIII e il VII sec. a.C. Nella seconda metà del IV sec. a.C. Lecce sembrerebbe assumere la forma di un centro urbano paragonabile ad altri centri messapici della penisola salentina (Oria, Manduria, Rudiae, Nardò, Muro Leccese, Vaste, Ugento, Vereto, etc..).
Alla fine del IV sec. a. C. l’abitato viene racchiuso entro una potente struttura difensiva lunga 3 Km e spessa 5 m., che ne definisce fisicamente l’estensione. Un dato emerso, grazie alla ricerca archeologica, è la sostanziale continuità delle fortificazioni messapiche e della cinta muraria cinquecentesca realizzata da Gian Giacomo dell’Acaja. La sovrapposizione fisica dei due sistemi difensivi indica che il tracciato più antico continua a definire lo spazio urbano di Lecce nel corso di tutta l‘età romana e medievale.L’impianto della Lupiae romana sembra essere stato condizionato dalla necessità di inserire nuovi complessi architettonici all’interno di un tessuto urbano già esistente. All’interno dell’area urbana, la trasformazione urbanistica si attua con la costruzione del teatro, dell’Anfiteatroe, forse, dell’area forense. La città di Lecce nel Medioevo è una realtà tutt’ora piuttosto sfuggente.
Negli anni che seguono la riconquista bizantina, Lecce sembra scomparire dalle fonti che riguardano la Terra d’Otranto a favore di centri costieri come Otranto, Gallipoli e Taranto. Molto probabilmente, in questo periodo Lecce sopravvive con una popolazione assai ridotta e con gran parte delle sue precedenti funzioni amministrative demandate al centro di Otranto. Dopo questa lunga crisi, Lecce attraversa un evidente momento di ripresa con la seconda metà dell’XI sec. d.C., in seguito al passaggio della città sotto il controllo definitivo dei Normanni. Lacattedrale, probabilmente edificata sull’area dell’edificio paleocristiano, viene rinnovata nel 1114. Lungo le direttrici che si diramano dalla città verso settentrione sorgono le costruzioni dei SS. Niccolò e Cataldo, ad opera del conte Tancredi, del monastero benedettino di S. Giovanni Evangelista (1133), Santa Maria di Pozzuolo, San Nicola, S. Maria d’Aurio e S. Maria di Cerrate. Le chiese, per lo più monastiche, esterne alla città sono quelle che conservano meglio l’architettura originale.
Per quanto riguarda l’età sveva, interessanti sono i risultati delle ricerche sul Castellodenominato di “Carlo V”. L’analisi storico-documentaria, l’indagine archeologica e il rilievo architettonico cui il castello è stato sottoposto, hanno potuto attestare le prime costruzioni sul sito in età federiciana o nella prima metà di quella angioina. Maria d’Enghien prende il potere nel 1384 e sposando, nel 1407, il re di Napoli, Ladislao Durazzo, Lecce diviene il secondo centro più importante dell’Italia meridionale. Numerosi sono gli interventi edilizi ed urbanistici riferibili a questa fase cronologica, attestati dalle fonti documentarie. Restano due torri extraurbane: la Torre di Belloluogo, voluta dalla stessa Maria d’Enghien intorno al 1383, e la Torre del Parco eretta da suo figlio Giovanni Antonio del Balzo Orsini, Principe di Taranto nel 1418-19. È a lui che si deve la ristrutturazione del castello di Lecce prima del definitivo intervento di Gian Giacomo dell’Acaja nel ‘500. Sotto il regno di Carlo V e di Filippo II, Lecce subisce un processo di valorizzazione che la conduce a emergere nell’organizzazione territoriale del viceregno spagnolo. Gli interventi nel campo delle fortificazioni, estesi dalle mura al castello, si inseriscono in un più ampio programma di rafforzamento del sistema difensivo, in particolare delle fasce litoranee, al fine di contrastare la permanente minaccia delle incursioni turche. In età spagnola Lecce confermò la propria posizione di centro artistico e culturale e per importanza venne subito dopo Napoli. In questo momento storico la città si arricchisce di magnifici edifici, palazzi e chiese espressioni del Barocco, un’arte raffinata che si manifesta in un tripudio di decorazioni e giochi chiaroscurali. Tra la seconda metà del ‘500 e il pieno ‘600 i maggiori artisti del Barocco leccese (Riccardi, Zimbalo, Cino ecc..) daranno vita ai maggiori monumenti visitati, ad oggi, dai tanti turisti che vogliono conoscere le bellezze storico-artistiche della città di Lecce.
Dopo l’Unità d’Italia, si assiste alla prima espansione urbanistica della città al di fuori del circuito murario del Cinquecento. Passeggiando in città è possibile ammirare opere di periodi più recenti come ville in stile Liberty e opere di architettura Razionalista.
Leggende e curiosità
CHIESA DEL CARMINE
La costruzione della chiesa del Carmine si dice fu motivo di invidia per i vicini domenicani; la leggenda vuole che questi di notte, aiutati da numerosi leccesi, cercassero di demolire i muri della chiesa sin dalle fondamenta.
VIA GALATEO
Al numero 5 di via Galateo c’era la “Ruota degli Esposti”, la ruota in cui si collocavano i bambini illegittimi o non desiderati che fu realizzata, secondo le cronache locali, per evitare che fossero abbandonati nelle piazze o nelle campagne.
Al numero 2 di via Galateo è una di quelle case che nella tradizione leccese viene considerata “stregata” poiché si parla dell’apparizione notturna dell’anima dannata senza testa di un prete che ha da sempre scoraggiato tutti coloro che desiderassero abitarvi.
VIA PALADINI
Al numero di 2 di via Paladini si trova un’altra casa stregata: è casa Zizzari dove si racconta che si suicidò, per una delusione amorosa, una giovane pianista. In questa casa, il giorno dell’anniversario della sua morte, si riesce a sentire una melodia proveniente dal suo pianoforte.
VIA PERRONI
Su via dei Perroni è collocato l’omonimo palazzo, riconoscibile dalla presenza di un angelo scolpito sull’arco di ingresso dell’edificio. L’angelo, che sembra discendere al cielo mantenendo tra le mani un pane a forma di ciambella, ricorda un fatto miracoloso occorso a San Francesco: si racconta che egli bussò per chiedere l’elemosina e gli apparve un fanciullo, estraneo alla casa, che offrì al santo il pane
VIA FEDERICO D’ARAGONA
Lungo via Federico d’Aragona, ad angolo con vico del Theutra, si trova un palazzo sul cui spigolo, al primo piano, è scolpito il volto di una fanciulla. L’immagine è posta a ricordo dell’amore di due giovani contrastato dalle loro famiglie e del suo triste epilogo.
IL GERANIO
Il geranio è il fiore tipico dei balconi e dei davanzali leccesi. Nel ‘700 tale fiore era definito “il fiore dei cornuti” poiché le donne, facendo finta di assisterlo, potevano trascorrere molto tempo affacciate sulla strada, magari aspettando il passaggio dell’amante, senza provocare la gelosia dei loro mariti.
IL TEATRO A LECCE
Fino al XVII secolo si rappresentava in case o chiese o si costruivano teatri di occasione spesso in legno.
Lecce accolse con grande entusiasmo l’esperienza teatrale tanto che nel 1758 si volle la costruzione di un teatro nel castello di Carlo V.
Si dice che nel 1781 alcune donne leccesi supplicarono il re di non fare più tornare a Lecce la cantante Maria Cecilia Colletti che aveva posto rovine e danni a molti uomini della città.
Fu così che per questo motivo e per ovvie ragioni di decenza morale nel 1870 l’ingegnere Oronzo Bernardini realizzò il teatro Paisiello.
LA MARA
La zona in cui nasce la Chiesa Greca è celebre in quanto la maggior parte delle case di questo rione erano di proprietà di un noto transessuale leccese di nome Mara, deceduto un decennio fa. Questi divenne celebre non solo perché fu uno dei primi omosessuali a fare outing, ma anche perché affittava tutte le sue case esclusivamente agli extra comunitari. Grazie a tale attività, Mara riuscì in pochi anni a raggiungere la ragguardevole cifra di un miliardo di lire, somma poi devoluta in parte alle stesse suore Benedettine e in parte ai bambini bisognosi.
CHIESA DI SANTA CROCE
La chiesa di Santa Croce cela, tra fiori e angeli, numerosi volti degli architetti e scultori che hanno preso parte alla sua costruzione. Il loro volto, nascosto tra le decorazioni, si riesce a scorgere solo ad una attenta osservazione della facciata. In alto a destra del rosone, ad esempio, vicino alla ghirlanda esterna, appare il volto di un uomo con la barba a punta, come se volesse guardare dall’alto la chiesa; questi è probabilmente il ritratto del progettista Zimbalo. Ugualmente insolita è la firma di Cesare Penna: il suo ritratto, di profilo e con un naso pronunciato, è ripetuto due volte a destra e a sinistra, nella parte bassa dell’ornato che affianca il rosone, come se nascesse dalle rispettive foglie d’acanto.
“LU LAURU” O “LAURIEDDHU”
Lu Lauru” o “Laurieddhu” è un piccolo folletto che fa parte dell’immaginario salentino. Spesso dispettoso, lu lauru è colui che nasconde gli oggetti nelle case o che, nella tradizione salentina, intreccia, di notte, la coda dei cavalli
CHIESA DI SAN MATTEO
La chiesa di San Matteo presenta sulla facciata, a destra di chi la guarda, una colonna incompleta in quanto, secondo la leggenda, il diavolo, geloso della bellezza di quel capolavoro, fece morire lo scultore prima di poter completare la sua opera.
Un tempo, di fronte alla chiesa di San Matteo, vi era la “colonna infame”, chiamata così perché, al posto del capitello, fu collocata la testa mozzata di un nobile leccese che cercò di consegnare la città ai Turchi.
Tradizioni
OMAGGIO A TITO SCHIPA
Tutti i giorni, puntualmente dal 2 aprile del 2002, la voce inconfondibile del grande tenore Tito Schipa torna a risuonare dagli altoparlanti posizionati su Palazzo Carafa, la sede del Comune, scandendo il mezzogiorno dei leccesi e dei tanti turisti che numerosi si radunano nella centralissima piazza Sant’Oronzo per ascoltarla. Pochi minuti in cui si ripete la magia dei momenti in cui Tito Schipa cantava dal vivo l‘Ave Maria di Schubert nella piazza della sua città in occasione della festa patronale: un ricordo per quanti lo hanno sentito e una sorpresa per coloro, pochi in realtà, che non lo conoscono.
La sua voce riecheggiò in piazza Sant’Oronzo anche nel triste giorno del suo funerale celebrato a Lecce in forme solenni il 3 gennaio del 1966; in precedenza vi erano stati altri funerali a New York, dov’era morto il 16 dicembre del 1965 e a Napoli. Al termine della funzione leccese, che aveva visto un corteo di migliaia di persone accompagnare la salma del grande tenore nel cimitero monumentale, dove ancora oggi riposa, tutti si radunarono in piazza Sant’Oronzo per ascoltarlo, ancora una volta, nella splendida interpretazione dell’Ave Maria.
LE FANFULLICCHIE
In occasione della festa di Ognissanti e della commemorazione dei defunti all’ingresso del cimitero si rinnova la tradizione, tutta leccese, delle fanfullicchie, un ricordo dell’infanzia per molti. Si tratta di una caramella a forma di ricciolo, originariamente alla menta, oggi riproposta in diverse varianti di gusto e colore, fatta di acqua e zucchero.
Le fanfullicchie sono nate dall’idea di un gelataio ambulante, capostipite di una famiglia numerosa con ben 16 figli, che per ovviare al termine della stagione in cui tale prodotto si vendeva, l’estate, decise di realizzare e quindi di vendere anche queste caramelle. Con l’autunno e con il mese di novembre arriva anche la giornata dedicata ai cari che non ci sono più a cui dedicare un dolce pensiero…e cosa c’è di più dolce di una fanfullicchia?
FESTA DI SANT’ORONZO
Lecce (24-25-26 agosto)
È il tradizionale appuntamento con il quale si conclude l’estate dei leccesi. I festeggiamenti religiosi iniziano nel pomeriggio del 24 quando in Piazza Duomo si radunano le diverse confraternite religiose, gli amministratori locali e una folla di fedeli per seguire la lunga processione per le vie del centro. Un ricco calendario di eventi e manifestazioni caratterizza i tre giorni della festa dedicata ai Santi Oronzo, Giusto eFortunato che si conclude il 26 a sera con lo spettacolo notturno dei fuochi pirotecnici.
FIERA ARTIGIANALE DI SANTA LUCIA
Lecce (dal 5 al 24 dicembre)
La Fiera di Santa Lucia a Lecce, o fera de li pupi com’era chiamata un tempo, ha una tradizione antica, legata alla festa della martire che si celebra il 13 dicembre e che, in città, originariamente si svolgeva intorno alla sua chiesetta, demolita negli anni ’60 del secolo scorso, in piazza Tito Schipa; nata come appuntamento limitato al solo 13 dicembre, con il passare degli anni la fiera fu prorogata fino alla vigilia di Natale. La moderna fiera di Santa Lucia è una manifestazione attesissima che ogni anno promuove l’artigianato natalizio salentino della tradizione. Gli artigiani che realizzano figure presepiali in terracotta e in cartapesta, i cosiddetti pupari, espongono le loro creazioni interamente fatte a mano in un contesto che l’atmosfera del Natale rende ancora più unico: il centro storico di Lecce.
Tel: 0832.246517
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele II, 73100 Lecce
Orari: feriali 9.30 – 13.00 / 16.00 – 21.00 (sabato fino 22.00)
festivi 9.30 – 22.00