La Storia
Il Castello in età moderna
Tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, come la maggior parte delle opere di fortificazione del territorio, anche il castello di Lecce si avviò verso una lenta decadenza. Dal 1690 il castello fu sede del tribunale della Regia Udienza e nel corso del Settecento si ha notizia di un suo utilizzo come sede di civili abitazioni mentre per il salone fu proposto di impiegarlo per rappresentazioni teatrali. A partire dal 1870, per oltre un secolo, il castello vide la presenza di militari che ebbero nella sua struttura la sede del 5° Distretto Militare. In questo periodo il castello subì grandi trasformazioni. Nel 1872 fu definitivamente colmato il fossato e nell’area un tempo occupata da questo fu edificato un complesso di costruzioni teatrali: il teatro San Carlino, il teatro Politeama Greco e il teatro Apollo. Il lato meridionale, invece, fu occupato nel 1898 dal Mercato Coperto con la tettoia liberty rimossa negli anni Ottanta e nel 1928 da una fontana monumentale che ricordava l’arrivo in città dell’acqua del Sele.
La ricostruzione cinquecentesca del castello Carlo V
È con l’Imperatore Carlo V che, a partire dal 1537, avviene la ristrutturazione del maniero terminata probabilmente già nel 1553, anno di morte del vicerè Pietro de Toledo, il cui stemma campeggia al centro della volta della Sala Maria d’Enghien.
Solo con l’Imperatore Carlo V il Castello diventa emblema della grandezza imperiale e luogo di difesa contro gli attacchi nemici.
Con l’Imperatore Carlo V (1519-1556) il castello di Lecce venne munito, insieme alla città, di nuove opere difensive che rispondevano alle rinnovate esigenze belliche. L’edificio subì una consistente ristrutturazione degli ambienti che costituiscono il nucleo interno, che andò ad inglobare la precedente struttura medievale, e un ampliamento delle sue dimensioni con la messa in opera di un’imponente cortina muraria che andava a collegarsi a quattro possenti bastioni: della S. Trinità e di S. Croce sul lato verso la città, di S. Martino e di S. Giacomoverso l’esterno.
Il castello medievale
Sorto come residenza dei conti di Lecce in età normanna e posto sul lato orientale della città, in corrispondenza delle mura urbane, il castello di età medievale, sulla base degli scavi archeologici effettuati negli ultimi anni, doveva pressoché corrispondere al corpo centrale quadrangolare del castello cinquecentesco, delimitato agli angoli sud-est e nord-est dalle due torri superstiti: la “Torre Maestra/Magistra” e la “Torre Mozza“.
Gli ambienti relativi al castello medievale, ubicati sul lato nord e sud, dopo aver subito consistenti modifiche, furono inglobati nell’impianto del XVI sec. Della cinta muraria che doveva collegare le torri restano tracce piuttosto esigue, ma sufficienti per ipotizzarne l’andamento al di sotto del nucleo interno.
Delle fasi più antiche del castello, relative al periodo normanno in cui conti di Lecce erano gli Altavilla, non abbiamo documentazione se non una struttura muraria della seconda metà del XII secolo rinvenuta durante gli scavi archeologici effettuati nel cortile.
A seguito di politiche matrimoniali, Lecce e il suo territorio passarono agli Enghien e poi agli Orsini del Balzo, che regnarono e vissero a Lecce e nel suo castello.
Sulla vita di corte che si svolgeva nel castello nei secoli precedenti l’età orsiniana non si dispone che di esigue tracce. È solo, infatti, a partire dalla morte di Maria d’Enghien, contessa di Lecce, e dal passaggio della Contea a suo figlio Giovanni Antonio Orsini del Balzo, che la documentazione diventa più consistente, consentendo di conoscere il rapporto della famiglia regnante con il castello e il ruolo dello stesso maniero nell’amministrazione del principato.
Architettura del castello
Torre Mozza
Dell’impianto architettonico medievale è ben riconoscibile, come nella sala all’interno della Torre Magistra, la volta a crociera con costoloni a mandorla. I costoloni sono sorretti da caratteristici capitelli tardo gotici, due con decorazioni a foglie di acanto e due con figure allegoriche, di difficile interpretazione, che richiamano il repertorio tardo romanico dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate e della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina.
Sala del trono
Oltrepassando un ricco portale rinascimentale, si accede nel grande salone sovrastato dallo stemma della famiglia dei Toledo-Osorio, a cui apparteneva il figlio del vicerè Don Pedro de Toledo che governò a Lecce nel periodo di costruzione del castello.
Il grande salone, noto come Sala del Trono, aveva sicuramente importanti funzioni di rappresentanza: le sue pareti erano forse decorate da affreschi e arazzi, di cui oggi non rimane traccia. Unico elemento decorativo che ancora si può ammirare è costituito dai peducci delle imposte di volta, che rappresentano la tradizione locale rinascimentale. Ogni peduccio è caratterizzato da teste aggettanti: volti umani, di santi e personaggi mitologici, rappresentazioni di animali che coinvolgono la sfera del sacro e del profano con una funzione apotropaica, di monito, di esorcizzazione delle paure più ossessive.
Torre Magistra
Una serie di ambienti cinquecenteschi conducono all’interno della torre medievale. Del periodo più antico, di età angioina, resta l’impostazione architettonica e decorativa della volta a crociera con costoloni a mandorla, che furono modificati nella parte più bassa, durante le ristrutturazioni cinquecentesche, con la costruzione delle colonne con capitelli corinzi attualmente visibili.
Vano ipogeo
Tra il 1999 e il 2000 è stata realizzata una campagna di scavo archeologico all’interno di un ambiente ipogeo collocato al di sotto del lato meridionale del cortile, totalmente murato.
L’ambiente è stato interpretato come una grande cisterna d’acqua che, una volta dismessa, fu parzialmente riempita di terra mista a numerosi materiali archeologici (ceramica, ossa di animali, oggetti in metallo) che hanno fornito importanti informazioni sulla storia del castello medievale.
Prigioni
Al di sotto della medievale “Torre Mozza”, in un piano seminterrato, tra il 2004 e il 2005 sono state messe in luce le “prigioni” del castello cinquecentesco, costituite da un ambiente quadrangolare suddiviso in due vani coperti da volte. Le pareti sono ricoperte da graffiti e bassorilievi, ancora in fase di studio, lasciati dai carcerati.
Portico Nord
L’ala settentrionale del cortile è occupata da un portico, collocato ad un livello più basso rispetto all’attuale piano di calpestio, che presenta due chiare fasi di costruzione. La fase medievale è costituita da arcate di prospetto a sesto ogivale, da una merlatura esterna e copertura a botte; quella più recente, frutto delle ristrutturazioni cinquecentesche, presenta invece arcate a tutto sesto e volte a crociera.
Cortile
La quota del cortile ha subito nel corso dei secoli progressivi innalzamenti. Rimuovendo i vari livellamenti e piani di calpestio più recenti sono venute alla luce le strutture precedenti alla ristrutturazione cinquecentesca, pertinenti ad uno spazio aperto, considerato già come cortile del castello nei documenti del XV secolo.
Lo scavo ha messo in luce un pozzo, adiacente al pozzo moderno, da identificare nel puteum delle fonti quattrocentesche, a cui è collegato un pavimento in basoli di calcare.
Cappella di Santa Barbara
La cappella che si affaccia sul cortile, tradizionalmente denominata con il nome di Santa Barbara, era in realtà dedicata all’Immacolata – solo un altare era dedicato a Santa Barbara, protettrice degli artiglieri, costruito o ricostruito nel 1660.
Sulla facciata principale, dove si apre la porta d’ingresso sovrastata da un timpano triangolare e da una finestra, è collocato lo stemma dei Loffredo.
Gallerie Sotterranee
Lo scavo e lo svuotamento di parte delle gallerie cinquecentesche ha permesso di avere maggiori informazioni sul fossato medievale del castello.
Il castello di età medievale, infatti, era circondato da un fossato direttamente scavato nel banco roccioso sottostante, il cui scavo ha sicuramente fornito anche materiale da costruzione per l’alzato. Il fossato del castello, nell’angolo sud-est e nord-est, si collegava con il fossato che circondava le mura della città (il punto di incontro, tamponato, è visibile lungo la parete esterna della galleria meridionale, nei pressi della Torre Mozza).
L’indagine archeologica ha messo in luce la galleria meridionale e parte della galleria orientale. Durante i lavori relativi alla ristrutturazione e all’ingrandimento del castello l’antico fossato fu ingrandito e ricoperto da una volta a botte, trasformandosi così in galleria sotterranea utilizzata per scopi militari. Sul piano del fossato è possibile distinguere numerose tracce di cava, vasche e cisterne. Oltre allo spazio occupato dal fossato medievale, le gallerie sotterranee furono ampliate in corrispondenza degli angoli al di sotto dei bastioni a punta di lancia.
Scavi archeologici
Bigliografia
Breve guida sul castello Carlo V
Nell’ottica di una valorizzazione e maggiore conoscenza della struttura, dal punto di vista storico, archeologico e architettonico, in collaborazione con la casa editrice salentina Capone Editore, il R.T.I., è stata realizzata e pubblicata una breve e divulgativa guida del castello, redatta in italiano e in inglese, realizzata in modo da accompagnare il turista nella visita e nella conoscenza della struttura.
La guida propone un itinerario di visita da seguire all’interno del Castello con box di approfondimento sulle varie sezioni storico-archeologico-architettoniche. Sono stati aggiunte inoltre alcune sezioni di approfondimento sui personaggi storici che hanno abitato nel castello o comunque coinvolti nella sua realizzazione nelle diverse epoche.
Capone Editore
Testi: a cura di Giuliana Genoese, Lara Galati e Gabriela Rucco
Traduzione in Inglese:di Fabio Leo
Anno: Marzo 2015
IL CASTELLO CARLO V – tracce, memorie, protagonisti
pp. 132, 22,3 x 22,3 cm, illustrato in BN e a Colori
Il Castello di Carlo V costituisce uno dei più importanti esempi di architettura militare aragonese in Puglia e connota da sempre, con la sua mole imponente e con il circuito delle mura lungo il cui tracciato si innesta, il paesaggio urbano della città di Lecce.
In realtà gli interventi promossi dall’imperatore ed eseguiti tra il 1539 e il 1549 riguardarono alcune ristrutturazioni interne e la realizzazione di nuovi bastioni necessari ad aggiornare i sistemi di difesa all’uso delle armi da fuoco, ormai pienamente diffuso nel XVI secolo.
Il Castello è in realtà molto più antico e le indagini archeologiche che da un decennio sono svolte dall’Università del Salento in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici confermano che il complesso monumentale è il risultato ultimo di una articolata successione di fasi costruttive a partire almeno dalla metà del XIII secolo.
E così dagli scavi effettuati nella torre di sud-est (“Torre Mozza”), nella cappella di S. Barbara e nel cortile interno stanno emergendo contesti e testimonianze riferibili con certezza ad epoca sveva e angioina che, confrontati con la ricca documentazione d’archivio, inducono a riferire il primo impianto della struttura fortificata, presumibilmente citata nella Reparatio castrorum del 1241, alla piena epoca federiciana.
Tali dati, raccordati a quelli derivati dalla campagna di restauri condotta dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, soprattutto in relazione alle fasi architettoniche e alle attività costruttive, hanno ampliato notevolmente la conoscenza del monumento in attesa di una nuova stagione di ricerche che lo dovrà restituire alla completa fruibilità pubblica.
Nel frattempo è quanto mai opportuna l’organizzazione di una esposizione, frutto di una intensa attività di ricerca interdisciplinare, che illustri e metta a disposizione della comunità i risultati degli interventi fin qui condotti grazie anche alla virtuosa sinergia tra istituzioni pubbliche, il Comune proprietario dell’immobile, le strutture territoriali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’Università del Salento, mosse dal comune obiettivo di tutelare, conservare, valorizzare il patrimonio culturale nella convinzione che da ciò possa derivare un nuovo modello di sviluppo del territorio.
Congedo Editore
Autore: a cura di Francesco Canestrini e Giovanna Cacudi
Anno: 2014