Le città dell'area Adriatica
Castrignano dei Greci
Castrignano dei Greci è uno di quei paesi ellenofoni della Grecìa Salentina, in cui fino a pochi anni fa ancora si parlava il griko. Il nome stesso ne identifica da una parte la funzione difensiva, strategica, dall’altra l’origine della popolazione. Di origini molto antiche, probabilmente relative ad un presidio militare di età romana, la città divenne in età bizantina un casale fortificato munito di un castello. Il centro conservò il rito bizantino fino al 1614. Con l’arrivo dei Normanni il casale andò a far parte della Conte di Lecce passando col tempo a varie famiglie feudatarie.
Da vedere in città la Chiesa Madre, il Castello e l’importante Cripta di Sant’Onofrio.
Interessante è anche l’area delle pozzelle (in griko ta fréata), piccoli serbatoi per la raccolta dell’acqua, scavati nella roccia friabile all’interno di una naturale depressione del terreno. La presenza delle pozzelle e quindi la possibilità di un continuo rifornimento di acqua, sta sicuramente all’origine della scelta del sito per la fondazione di Castrignano stessa.
Da visitare anche il Museo dei ricami a mano e dei pizzi nel Palazzo Baronale.
Calimera
Il territorio di Calimera fu sicuramente popolato in età antica, come testimonia la presenta del Dolmen Placa e della Specchia dei Mori, ma incerte sono le origini della città, legate anche allo sviluppo dell’area in relazione al passaggio della via Traiana Calabra. Al casale medievale, organizzato su tre strade, si aggiunsero nuovi percorsi che diedero col tempo alla città l’aspetto attuale, caratterizzato da strade contorte e dalle tipiche case a corte.
Il paese rimase ellenofono fino al XIX secolo, poi il griko iniziò ad essere abbandonato sia con la nascita delle prime scuole, ma soprattutto nel secondo dopoguerra per esigenze di integrazione nazionale.
Nonostante la parrocchia appartenesse alla diocesi di Otranto, fino al XVII secolo permase il rito bizantino, che iniziò a declinare a causa dei rigori imposti dal Concilio di Trento. Il passaggio avvenne in maniera violenta: venne ucciso misteriosamente l’ultimo sacerdote e distrutto il tempio greco.
I monumenti più importanti di Calimera sono la Chiesa Matrice, dedicata al protettore San Brizio, la Cappella di S. Biagio, la Cappella di S. Vito, che presenta nel pavimento una pietra ad arco, simbolo della fecondità.
Molto famosa è la “Festa dei lampioni” (che inizia con l’estate) che ha come obiettivo quello di illuminare le stradine del centro storico.
Interessante è anche una visita al Museo Civico di Storia Naturale e alla Casa-Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika.
Carpignano Salentino
Carpignano Salentino rientra in quell’area del Salento, detta Grecìa Salentina, in cui ancora oggi si parla il griko. La storia del paese è legata ad origini antichissime quando il territorio era popolato da popolazioni preistoriche che lasciarono le loro tracce nella costruzione di dolmen e menhir disseminati nel territorio. Sicuramente fu un centro di età romana lungo il tracciato della via Traiana Calabra. Centro bizantino, come dimostra la presenza della Cripta di Santa Cristina, divenne feudo in età normanna e passò a numerose famiglie feudatarie tra cui i Del Balzo tra il XIV e il XV secolo.
I monumenti più importanti da visitare sono sicuramente, oltre alla Chiesa Madre, dedicata all’Assunta, la Cripta di Santa Cristina, il Palazzo Ducale Ghezzi, che oggi ospita l’Ecomuseo del Paesaggio, il Santuario della Madonna della Grotta. Nelle campagne il Dolmen Chiancaattesta l’antichità della frequentazione del territorio.
Corigliano d’Otranto
Corigliano d’Otranto è uno dei comuni della Grecìa Salentina in cui si parla il griko. La città, nota soprattutto per il bellissimo Castello, ha origini remote, come dimostrano le testimonianze megalitiche sparse nel territorio, ma non si hanno dati certi riguardo alla prima occupazione insediativa stabile. All’età romana ci riportano tracce dell’impianto urbanistico; sicuramente si sviluppò in età medievale grazie alla presenza del cenobio basiliano di San Giorgio, nel quale era attiva una scuola di lingua greca e di cultura bizantina. Con i Normanni entrò a far parte della Contea di Lecce e venne affidato nel tempo a varie famiglie feudatarie, tra cui, dalla fine del Quattrocento, ai de’ Monti, responsabili della ricostruzione cinquecentesca del castello.
Tra i monumento più importanti di Corigliano d’Otranto, oltre al Castello de’ Monti, la Chiesa Madre, dedicata a San Nicola Vescovo e l’Arco Lucchetti.
Cutrofiano
Cutrofiano fu aggiunto solo nel 2007 all’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, in quanto già da un secolo e mezzo non vi si parla più ilgriko. L’origine della città di Cutrofiano risale all’epoca romana, divenne poi dominio bizantino. La sua sopravvivenza, tra i molti casali medievali abbandonati dell’area, è dovuta alla presenza della palude e dell’argilla, che ha fatto nascere una famosa produzione ceramica attiva ancora oggi, come si può osservare nelle botteghe, ma anche all’interno del locale Museo della Ceramica.
Dal 1088 al 1463 Cutrofiano fece parte della Contea di Soleto e, da tali anni, del Principato di Taranto. Fu lungamente feudo della famiglia Filomarino.
L’edificio storico più importante è il Palazzo Ducale, o Filomarini, costruito verso la metà del 1600 sul sito dell’antico castello. Da vedere, inoltre, la Chiesa matrice, dedicata alla Madonna della Neve e la Chiesa dell’Immacolata, appena fuori le mura. Fuori dalla città merita attenzione anche la Cripta di San Giovanni Battista e il Parco dei Fossili e Malacologico delle Argille.
Galatina
Pur non rientrando tra i paesi dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, in quanto da secoli il rito latino ha soppiantato qui il culto greco, il comune di Galatina rientra geograficamente nella stessa area.
Famosa soprattutto per la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria e l’annesso Tesoro, la città presenta numerosi punti di interesse artistico e turistico.
A livello documentario le origini di Galatina risalgono ad età normanna quando viene citata come Sancti Petri in Galatina. Secondo la tradizione infatti l’apostolo Pietro si fermò qui, nel suo viaggio da Antiochia verso Roma. Si ipotizza però che un centro di lingua greca dovesse già sorgere da tempo nel territorio. Nel 1200, benchè si celebrasse già con rito latino, la città era ancora un importantissimo centro di cultura, lingua e rito greco.
Faceva parte della Contea di Soleto durante il dominio dei Del Balzo, ed è proprio a questa famiglia, in particolare a Raimondello, che si devela crescita della città e la costruzione della bellissima basilica che ancora oggi costituisce uno dei maggiori punti di interesse artistico del Salento, la cui decorazione ad affresco si deve anche al contributo della moglie di Raimondello, la nota Maria d’Enghien.
Oltre alla Basilica e all’annesso Convento, sono da visitare a Galatina, la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, protettori e della città, e la piccolaCappella di San Paolo, luogo legato alla tradizione locale dove si recavano in giorni prestabiliti, il 28 e il 29 giugno, in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo, le “tarantate” per guarire da questo male bevendo l’acqua del pozzo ritenuta miracolosa. Altre interessanti tappe sono il Museo Civico “Pietro Cavoti” e laCasa Museo del Tarantismo.
Fuori città, a testimonianza della presenza greca nel territorio, la Cripta di San’Anna e la Cripta di Santa Maria della Grotta.
Il territorio di Galatina comprende le frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara.
Grecìa Salentina
La Grecìa Salentina corrisponde all’area interna del Salento, comprensiva dei comuni di Sternatìa, Martignano, Castrignano dei Greci,Corigliano D’Otranto, Zollino, Soleto, Melpignano, Martano, Calimera, Cutrofiano e Carpignano Salentino. Gli ultimi due, non ellenofoni, entrarono a far parte del Consorzio dei Comuni della Grecìa Salentina, nato negli anni Novanta, solo nel 2007. La comunità è riconosciuta dal Parlamento Italiano come minoranza linguistica e come gruppo etnico distinto.
Nel 1998 tutti i Comuni della Grecìa Salentina hanno creato, insieme all’Istituto Diego Carpitella, il Festival della Notte della Taranta. Il Festival, che tocca, una sera dopo l’altra tutti i comuni, propone vari concerti durante i quali si può ascoltare musica locale folklorica, unita ad altre tradizioni musicali, creando così una diversa modalità di composizione musicale contemporanea. Il Festival, che si svolge nel mese di agosto, inizia a Corigliano d’Otranto e termina, con il grande concerto finale ormai conosciuto a livello internazionale, a Melpignano.
Questi paesi si contraddistinguono per la comune tradizione e cultura di matrice ellenica e per l’uso di una lingua dialettale, il griko o grecanico, caratterizzata da caratteri latini e da influenze provenienti sia dal neogreco che dal dialetto locale salentino.
La penetrazione greca in questo territorio, della quale ancora oggi permangono labili tracce, risale ad epoca antica (sia greca classica che bizantina), ma subì col tempo l’influenza dei numerosi dominatori del Salento, dai Normanni, Svevi, Aragonesi e infine Spagnoli.
Martano
Martano fa parte del territorio del Salento, detto Grecìa Salentina, in cui fino al XIX secolo si parlava ancora il griko.
Alcuni monumenti megalitici rinvenuti del territorio martanese dimostrano la sua antica frequentazione: la specchia dei Mori e il Menhir del Teofilo, il più alto della regione. In età romana aveva sicuramente una posizione strategica lungo l’incrocio tra la via Traiana Calabra e l’asse Otranto-Martano-Galatina-Gallipoli.
Dal V secolo d.C. cadde sotto il dominio di Bisanzio, iniziando quel processo di grecizzazione che perdurerà fino a periodi recenti influenzando gli usi, i costumi e la lingua locali.
Da età normanna passò sotto il dominio di numerosi feudatari che modellarono l’aspetto della città.
Molte architetture civili e religiose caratterizzano il centro storico: da visitare la Chiesa matrice, la Chiesa e l’ex Convento dei Domenicani, la Chiesa e il Monastero di Santa Maria della Consolazione, che ancora oggi ospita i monaci cistercensi noti per la produzione di distillati d’erbe ad altissima gradazione. Oltre ai palazzi, tra cui merita nota il Palazzo Baronale, la città è caratterizzata da quel sistema urbanistico, tipico del Salento, nato dalla commistione tra vicoli, stradine e case a corte.
Dal punto di vista archeologico, oltre ai monumenti megalitici, a pochi chilometri dalla città sono da visitare i resti dell’antico casale medievale di Apigliano.
Sternatia
Sternatia è uno dei paesi ellenofoni della Grecìa Salentina. L’assenza di documentazione rende nebulosa l’origine della città benchè l’antichissima frequentazione dell’area sia attestata dalla presenza, nel territorio, di monumenti megalitici. Alcuni ritrovamenti archeologici di età romana e tardo antica (III-V sec. d.C.) attestano una presenza in questo periodo, ma è da età bizantina che abbiamo maggiore documentazione, quando venne dotata di mura, del castello e di torrioni difensivi. Allo sviluppo di Sternatia contribuì anche la presenza di un importante centro di cultura gestito da monaci basiliani, l’Abbazia di San Zaccaria.
Con i Normanni la città passa sotto il dominio di varie famiglie di origine francese, tra cui i Brienne e poi i Del Balzo. Fino alla morte di Giovanni Antonio Orsini del Balzo rimase parte della Contea di Soleto insieme a Zollino, Sogliano, Galatina e Cutrofiano. Nel 1270 molti abitanti fuggirono a causa di un periodo di crisi della città, che fu ripopolata nel XIV e XV secolo da coloni Greci e Albanesi. Occupata dai Turchi, divenne poi avamposto aragonese per la liberazione di Otranto. La città e il suo territorio passarono sotto il dominio di varie famiglia feudali fino all’abolizione del feudalesimo nell’Ottocento.
Una delle caratteristiche del paese è la presenza, nel sottosuolo, di cunicoli, gallerie e ambienti sotterranei, utilizzati come frantoi che dimostrano la vocazione di questo territorio alla coltivazione dell’ulivo e alla produzione dell’olio. Da visitare la Chiesa Matrice, dedicata a Maria SS. Assunta, il Convento dei Domenicani e la Cappella di San Rocco. Per quanto riguarda l’architettura civile e militare, Palazzo Granafei e Porta Filia, unica superstite della cinta muraria cinquecentesca.
Fuori dalla città e testimonianza della presenza bizantina, la Cripta di San Sebastiano e la Cripta di San Pietro.
Martignano
Come altri paesi della Grecìa Salentina, Martignano ha origine nel periodo di dominazione bizantina del Salento, anche se è possibile una preesistenza di età romana legata alla posizione strategica all’incrocio tra la via Traiana Calabra e la via che collegava Roca con Nardò. Il documento più antico risale tuttavia al XIII secolo, quando la città viene definita ancora “casale”. Il territorio passò a varie famiglie feudatarie tra cui i Brienne e poi gli Enghien e i Del Balzo, ma col tempo subì un forte calo demografico che lo portò ad essere assimilato al comune di Sternatia agli inizi dell’Ottocento.
Da visitare la Chiesa di Santa Maria dei Martiri, al centro del paese, Palazzo Palmieri, sede del Parco Turistico Palmieri, la Cappella di San Giovanni Battista e la Cappella della Madonna delle Grazie. Merita infine una visita l’area delle Pozzelle di Pantaleo, antichi pozzi utilizzati per la raccolta dell’acqua piovana.
Zollino
Zollino è un piccolo paese nel cuore della Grecìa Salentina, dove il retaggio culturale greco permase a lungo, tanto che il rito religioso greco si estinse dolo alla fine del 1600. Per il resto scarsissime sono le notizie con cui ricostruire la storia della città, che secondo alcuni trae origine dal vicino villaggio medievale di Apigliano. In antichità la sua posizione lo rese un punto strategico, di passaggio per i traffici che attraversano il Salento dalla costa ionica a quella adriatica. Con i Normanni entra a far parte della Contea di Lecce e poi, con Maria d’Enghien, del Principato di Taranto.
Da visitare la Chiesa dei Santi Pietro Paolo, la Chiesa di Sant’Anna e la Chiesa di San Vito. Nella piazza principale è collocata lacolonna votiva del XVIII sec. dedicata a S. Pietro. Interessanti le numerose pozzelle che un tempo soddisfacevano il fabbisogno idrico, ognuno con un differente nome: “lipuneddha” (volpe), “scordari” (aglio), “pila” (lavatoio), “ascilò” (alto).
Soleto
Nel cuore della Grecìa Salentina, Soleto è conosciuta soprattutto per la piccola Chiesa di Santo Stefano, gioiello della pittura medievale in Salento e per la Guglia di Raimondello Orsini del Balzo.
Il territorio di Soleto fu frequentato fin da età neolitica, come attestano i numerosi rinvenimenti archeologici. Importante insediamento messapico, al centro del percorso che collegava il porto di Roca sull’Adriatico con quello di Santa Maria al bagno sullo Ionio. Numerosi sono i rinvenimenti realtivi all’abitato di età messapica, oltre la doppia cinta muraria che circondava la città, sono state messe in luce abitazioni e sepolture.U no dei rinvenimenti più interessanti è la c.d. “mappa di Soleto“, un frammento di un vaso attico smaltato di nero sul quale è incisa la linea costiera della penisola salentina insieme a due toponimi greci ed undici toponimi indigeni.
Come gli altri centri della zona, Soleto passò dalla dominazione bizantina, che tanto ha influenzato cultura, vita e folklore, a quella occidentale, normanna, sveva, angioina e aragonese, con varie famiglie che si susseguirono nel dominio della città e del territorio. Con i Normanni diventa, insieme a Lecce e Nardò, capitale di Contea, comprendendo i territorio di Galatina, Zollino, Aradeo, Cutrofiano, Sternatia, Collepasso,Castrignano dei Greci e Sogliano Cavour. In età angioina la Contea passò alle famiglie dei Del Balzo e Orsini. Con Raimondello Orsini del Balzo e la moglie Maria d’Enghien viene costruita la splendida guglia che si può ancora oggi ammirare. In seguito la città e il territorio furono affidati a varie famiglie fino agli inizi dell’Ottocento.
Da visitare in città la Chiesa di Maria Santissima Assunta con la guglia di Raimondello, la Chiesa di Santo Stefano, i numerosi palazzi e, unico resto delle antiche mura, Porta San Vito.
Melpignano
Melpignano è uno dei paesi più noti della Grecìa Salentina grazie all’ormai famoso concerto finale del Festival della “Notte della Taranta”.
La città sembra avere antiche origini, come dimostrano i rinvenimenti relativi all’Età del Bronzo. Dopo il periodo romano passò, come il resto del territorio, al dominio bizantino che ne influenzò radicalmente gli usi, i costumi e la lingua locale. Dall’Alto Medioevo la città e il territorio vengono affidati a varie famiglie faudatarie fino a quando, con l’abolizione della feudalità, fu aggregato a Castrignano dei Greci fino al 1837.
Da visitare la Chiesa Madre di San Giorgio, la Chiesa dell’Assunzione della Vergine e soprattutto la Chiesa e il Convento degli Agostiniani. Una delle attrattive maggiori del paese è la piazza di San Giorgio, nel cuore della città, caratterizzata da una serie di portici rinascimentali, realizzati a fini commerciali per ospitare il grande mercato settimanale che si teneva il sabato.
Musei
Il Museo di Storia Naturale di Calimera, nato nel 1984 e riaperto al pubblico a seguito di una ristrutturazione nel 2002, si occupa dello studio e della protezione dell’ambiente tramite azioni di recupero e monitaraggio della fauna selvatica. Il museo è suddiviso in cinque strutture: Museo di Storia Naturale; Insettario; Centro Accoglienza fauna esotica abbandonata; Osservatorio Faunistico Provinciale; Centro Studi Fauna.
Il museo espone reperti relativi a sei sezioni: Astronomia, Botanica, Embriologia e Teratologia, Geologia, Malacologia e Biologia Marina, Mineralogia.
Museo Civico di Storia Naturale del Salento e Osservatorio Faunistico Provinciale
Comune: Calimera
Tel: +39 324 8890790
Indirizzo: S. P. Calimera – Borgagne, Km 1
Email: info@museocalimera.it
Sito: http://www.museocalimera.it
Info: ingresso a pagamento
In quanto “ecomuseo” la struttura deve rappresentare “beni materiali e immateriali del territorio circostante”. Per questo motivo lo spazio espositivo è organizzato così da raccontare la storia di Carpignano Salentino e del territorio circostante a partire dall’età preistoica, della quale nell’area si segnalano importanti testimonianze. Il museo è organizzato in diverse sezioni: Centro di Accoglienza Virtuale, esposizione di reperti, Ecomuseo diffuso, Biblioteca e Mediateca, Laboratori didattici e multimediali, Laboratorio della Memoria e Centro di Documentazione.
Ecomuseo di Palazzo Ducale Ghezzi
Comune: Carpignano Salentino
Tel: +39 333 2217977
Indirizzo: Via Roma
Info: ingresso gratuito / apertura su prenotazione
Tradizionalmente si riferisce la creazione del tesoro della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria al suo fondatore Raimondello Orisini del Balzo che portò a Galatina prezione opere e relique provenienti dall’Oriente a seguito di un pellegrinaggio in Terra Santa dove visitò il Santuario di Santa Caterina d’Alessandria sul Monte Sinai. Il tesoro venne quindi donato alla comunità francescana al momento della costruzione della basilica. Tra gli elementi più pregevoli del tesoro troviamo un rilievo marmoreo con la Madonna col bambino del XIII secolo; il Reliquario in oro con il dito di Santa Caterina d’Alessandria (XIV-XV secolo); l’icona realizzata a micromosaico raffigurante il Cristo Pantocreatore.
Museo della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
Comune: Galatina
Tel: +39 0836 568494
Indirizzo: Piazza Orsini
Sito: www.basilicaorsiniana.it
Info: ingresso a pagamento
Il museo, nel centro storico di Galatina, è intitolato a Pietro Cavoti, letterato e pittore che dedicò la sua vita allo studio e alla salvaguardia della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria. Il museo fu istituito alla sua morte per volere di Cosimo De Giorgi. Il museo si arrichì con le donazioni di libri di Raffaele Torricelli, nipote del Cavoti, che donò anche le illustruazioni dello zio sulla Chiesa di Santa Caterina, e grazie a Francesco Bardoscia, che oltre a donare una miscellanea di oggetti e opere d’arte, finanzia il restauro e l’allestimento del museo al piano terra di Palazzo Orsini.
Museo Civico “Pietro Cavoti”
Comune: Galatina
Tel: +39 0836 561568
Indirizzo: Piazza Alighieri, n. 51
Email: info@museocavoti.it
Sito: www.museocavoti.it
Info: Ingresso gratuito
Il Parco dei fossili è collocato all’interno di una cava di argilla dismessa fuori Cutrofiano, nella quale si possono trovare vari strati geologici di origine marina, ricchi di fossili. Il Museo delle Argille è invece allestito in una casa adiacente la cava, composta da due sale, la prima espositiva, con vetrine che ospitano fossili di gasteropodi, bivalvi, escafopodi; la seconda di carattere didattico con un centro riunioni, un punto proiezioni e un plastico della cava in sezione.
Parco dei Fossili e Museo Malacologico delle Argille
Comune: Cutrofiano
Tel: + 39 0833 512461
Indirizzo: S.S. Aradeo – Cutrofiano, località Lustrelle
Email: bibliotecacutrofiano@virgilio.it
Info: ingresso gratuito
Il museo della ceramica venne istituito nel 1985 dall’Amministrazione Comunale di Cutrofiano al fine di valorizzare un’attività tipica del paese sin dall’antichità. La raccolta iniziale di terracotte artigianali si è via via arricchita tramite donazioni e nuovi acquisti.
Oggi il museo è suddiviso in quattro sezioni: una storico-archeologica; una storico-artistica; una antropologica; una tecnologica. All’interno della struttura è stato inoltre allestito uno spazio che ricostruisce le antiche botteghe; una galleria fotografia che illustra le fasi di cottura della ceramica e la ricostruzione di un ambiente domestico.
Museo Comunale della ceramica
Comune: Cutrofiano
Tel: +39 0836 512461
Indirizzo: Piazza Municipio, n. 12
Email: bibliotecacutrofiano@virgilio.it
Sito: www.ceramicacutrofiano.it
Info: ingresso gratuito
Il Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika si trova all’interno di una tipica antica casa a corte di Calimera, ed è allestito e curato dall’Associazione Culturale Ghetonìa. Il museo è organizzato su vari ambienti all’interno dei quali sono disposti oggetti e strumenti tipici della vita e della storia e della vita locale. Il museo è diviso in varie sale, ognuna delle quali presenta una tematica particolare: la cucina; la casa; la campagna; l’artigianato e le tradizioni; la storia, l’archeologia, l’architettura.
Casa-Museo della civiltà contadina e della Cultura Grika
Comune: Calimera
Tel: +39 0832 873557 – +39 3394894120
Indirizzo: via Costantini 52
Email: info@ghetonia.it
Sito: www.ghetonia.it
Info: Orari di visita: lun-ven 10.00 – 13.00 / 17.00 – 21.00 (Maggio-Settembre)
lun-ven 10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00 (Ottobre-Aprile)
Il Museo del Ricamo a Mano e dei Pizzi, all’interno del Palazzo Baronale di Castrignano dei Greci è allestita un’esposizione di manufatti realizzati ad ago dalle donne salentine dall’Ottocento fino ai giorni nostri, testimonianza di un’attività prettamente femminile ancora oggi viva nel Salento.
Museo del Ricamo a Mano e dei Pizzi
Comune: Castrignano dei Greci
Tel: +39 3348447255
Indirizzo: Palazzo baronale De’ Gualtieris
Info: Orari di apertura Lun., merc., giov, ven. dalle 9.30-13.
Il Museo Multimediale della Grecìa Salentina è stato allestito all’interno del Castello di Corigliano d’Otranto per raccontare la storia del territorio. Tramite postazioni multimediali è possibile ascoltare canti tradizionali popolare, vedere filmati d’epoca e conoscere archivi digitali, ricostruzioni virtuali di strutture antiche etc.
Museo Multimediale della Grecìa Salentina
Comune: Corigliano d’Otranto
Tel: +39 339 7737001
Indirizzo: c/o Castello de’ Monti
Email: info@castellodicoriglianodotranto.it
Sito: www.castellodicoriglianodotranto.it
La Casa Museo del Tarantismo è collocata nel centro storico di Galatina. L’idea del museo, collegata al “Centro Studi sul tarantismo”che ha sede nella struttura, nasce dall’antica tradizione sulla città per cui i galatinesi erano immuni dal male identificato come il “morso della taranta”. Questa particolarità fece si che a Galatina, e in particolare nella piccola Cappella di San Paolo, si recassero da tutto il territorio le “tarantate” per guarire miracolosamente, da questo oscuro morbo. Il museo contiene un bellissimo archivio fotografico, video e audio che racconta, in anni non troppo lontani, proprio questi pellegrinaggi verso la chiesa.
Casa Museo del Tarantismo
Comune: Galatina
Tel: +39 3805310814
Indirizzo: Corso P. Luce
Info: ingresso gratuito/visite guidate su prenotazione
Aperto da martedì a domenica 10.00 – 12.00 / 17.00 – 19.00
Arte e cultura
La chiesa rupestre di Santa Marina e Cristina a Carpignano Salentino è la struttura di questo tipo più antica del Salento, edificata nel IX-XI secolo d.C. La cripta, scavato nel banco tufaceo, presenta una forma irregolare a cui si accede tramite due ampie scalinate. La struttura è divisa in due sezioni. La parte orientale, più grande, è relativa a Santa Cristina, mentre la più piccola ad ovest a Santa Marina. Nella prima sezione si trovano quattro pilastri di cui uno orginale, mentre sulla parete nord-est due absidi.
La dedica originale è relativa a Santa Cristina, ma la presenza del culto della seconda santa ha fatto sì che nella tradizione la chiesa fosse conosciuta con i due nomi. Nella sezione dedicata a Santa Marina, sulla sinistra, troviamo un muretto-pilastro che forma un angolo appartato dove i devoti, secondo la tradizione, andavano ad orinare per prevenire e curare l’itterizia a cui era legata come guaritrice la Santa.
Gli studiosi ipotizzano che la struttura in epoca bizantina fosse una cappella a due navate biabsidata. Nella seconda metà del Quattrocento la cappella viene dedicata a Santa Maria delle Grazie in seguito al rinvenimento di una immagine della Vergine. Alcuni interventi vennero realizzati alla fine del Settecento a seguito di alcuni miracoli.
Di particolare importanza sono gli affreschi che decorano le pareti interne della chiesa, importanti esempi della pittura bizantina in Puglia, come la famosa rappresentazione di Cristo benedicente in trono con ai lati la Vergine Annuziata e l’Arcangelo Gabriele. L’affresco reca l’iscrizione in greco con il nome del committente, il prete Leone, e sua moglie Crisolea, il nome del pittore, Teofilatto, e la data, 959 d.C. A questa fase di decorazione ne segue una seconda, commissionata da un personaggio di nome Aprile e datata al 1020 (Cristo in trono benedicente, la Vergine Kyriotissa, Santa Cristina, che compare più volte nella decorazione). In fondo a sinistra è la tomba ad arcosolio affrescata, con iscrizione metrica in greco, del giovane Stratigoulès, la cui anima viene affidata dal padre a Santa Cristina, a San Nicola e alla Vergine Kyriotissa.
Cripta di Santa Marina e Cristina, o Madonna delle Grazie
Comune: Carpignano Salentino
Indirizzo: Largo Santa Maria delle Grazie
Informazioni: www.carpignano-salentino.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Cripta
Periodo: Medievale
Alla periferia del comune di Castrignano dei Greci è collocata la piccola cripta di Sant’Onofrio, datata tra il VI l’XI secolo.
La chiesa prende il nome da un monaco eremita venuto dalla lontana Tebaide, antica provincia dell’Alto Egitto. La chiesa fu demolita nel 1800 e la cripta venne interrata. Tornò alla luce negli anni Sessanta per un intervento dell’Amministrazione Comunale.
La struttura è costituita da due ambienti scavati nella roccia calcarea accessibili tramite due rampe di scale che immettono nel vano più grande. Quest’ultimo, di forma rettangolare, è diviso in due parti: una riservata al celebrante e l’altra ai fedeli. Il soffitto a volta è sostenuto da 18 colonne in pietra leccese; presenta un altare litico e affreschi alle pareti, di cui rimangono solo labili tracce. Si riconosce una Vergine con Bambino e tracce del nimbo di un santo risalenti al XVI-XVII secolo.
Al secondo vano si accede tramite due passaggi aperti nel muro dietro l’altare. Sul soffitto un buco nella volta potrebbe essere servito, in passato, come accesso all’ipogeo.
Da notare la pila dell’acqua santa, con iscrizione in greco della data, 1275.
Chiesa rupestre di Sant’Onofrio
Comune: Castrignano dei Greci
Indirizzo: Largo Sant’Onofrio
Informazioni: www.comune.castrignanodeigreci.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Cripta
Periodo: Medievale
La Chiesa Matrice di Galatina è dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, santi patroni e protettori della città. Non è certa la data di fondazione della chiesa, intorno alla metà del XIV secolo, quando a Galatina, come in altri centri del Salento, si officiava ancora in rito greco.
Tra il 1621 e il 1633 la chiesa fu ricostruita e da Parrocchia elevata in Collegiata nel 1664. Modifiche alla struttura continuarono nel tempo fino alle imponenti ristrutturazioni posteriori al terremoto del 1743.
La struttura, in pietra leccese, era forse inizialmente dedicata all’Immacolata Concezione, la cui statua è collocata al centro della facciata barocca, sopra il portale centrale, con a destra San Pietro e a sinistra San Giuseppe. Sulle porte laterali troviamo invece San Marco a destra e San Sebastiano a sinistra. Il programma iconografico della facciata è poi completato nel secondo ordine dalle statue di San Trifone e San Paolo.
L’interno è a croce latina, suddiviso in tre navate, con altari barocchi attribuiti a Giuseppe Cino. All’interno di notevole interesse gli affreschi sulla volta, del napoletano Vincenzo Paliotto, raffiguranti episodi della vita di San Pietro, del 1875, insieme con ricchi altari in marmi policromi. Pregiate anche le tele situate nella chiesa e nella sacrestia, tra cui la Lavanda dei Piedi di Serafino Elmo (1756) e Gesù che cammina sulle acque e Apparizione di Cristo a San Pietro nel retrospetto della facciata.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Comune: Galatina
Indirizzo: Piazza San Pietro
Informazioni: www.comune.galatina.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Barocco
La chiesa rupestre della Madonna della Grotta, nella periferia di Galatina, è denominata anche la Crutta, l’Assunta o dei Grotti. La struttura, scavata nella roccia, presenta una pianta trapeizoidale a quattro navate con absidi quadrangolari separate da colonne. I numerosi interventi subiti dalla cripta nel corso dei secoli, con la costruzione di setti murari, hanno modificato l’aspetto originario della struttura.
Intorno al 1300 sulla chiesa rupestre viene costruita una chiesa ad aula unica, con soffitto a capriate e affreschi, collocati su più ordini, alle pareti. Dalla chiesa si accede alla cripta tramite una larga scalinata.
L’interno della cripta è decorato da affreschi relativi a due fasi differenti: una relativa al XV-XVI secolo, a cui è riferibile l’affresco della Vergine con Bambino in un ovale dell’altare del XVII secolo; una Vergine con Bambino, all’ingresso del deambulatorio; la Vergine tra due Arcangeli armati di lancia, in fondo al deambulatorio. Del XVII secolo sono invece una Santa Lucia ormai poco visibile e, nelle tre nicchie in fondo alla chiesa, un’Annunciazione, datata 1679, una Crocifissione e Santa Marina; tra la nicchia di destra e quella centrale ancora una Vergine con Bambino.
Cripta della Madonna della Grotta
Comune: Galatina
Indirizzo: Strada vicinale, 1 km a nord-est del centro abitato
Informazioni: proprietà privata; ingresso previa autorizzazione
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Cripta
Periodo: Medievale
La cripta di Sant’Anna, collocata alla periferia di Galatina, è costituita da un avancorpo postumo in muratura con un timpano decorato da una croce in pietra. La planimetria interna a tre navate fa ipotizzare una datazione intorno al XII-XIV secolo. In seguito alla costruzione della vicina masseria la chiesa viene trasformata e arricchita da una facciata in muratura. Da questa, tramite un’apertura ogivale si accede aldromos che porta direttamente nell’aula centrale. A destra un’apertura conduce ad un secondo ambiente più basso che continua in un cunicolo oggi chiuso.
Tutta la chiesa risulta imbiancata a calce e i piccoli riquadri affrescati sono di fattura recente e molto ritoccati: sull’altare una Vergine con Bambino, una Crocifissione, una Madonna Addolorata e San Domenico. Sulle pareti vi era un tempo un’immagine affrescata di S. Anna.
All’imbocco della stradina che conduce alla cripta vi è un’edicola contenete un gruppo scultoreo in pietra leccese che raffigura S. Anna e Maria Vergine bambina.
Cripta di Sant’Anna
Comune: Galatina
Indirizzo: contrada Piani, strada per Sogliano Cavour
Informazioni: proprietà privata, ingresso previa autorizzazione
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Cripta
Periodo: Medievale
La basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina è considerata uno dei monumenti più importanti dell’arte medievale pugliese. La chiesa fu ampliata, su un precedente impianto, da Raimondello Orsini del Balzo, conte di Lecce e principe di Taranto, tra il 1383-85 e il 1391. Sua moglie, Maria d’Enghien, divenuta dopo la morte di Raimondello e il matrimonio con Ladislao di Durazzo, regina di Napoli, proseguì l’opera di costruzione e soprattutto di decorazione della basilica. La decorazione venne ultimata da Anna Colonna, moglie di Giovanni Antonio, figlio di Maria e Raimondo.
La prima fase di costruzione è caratterizzata da un compromesso tra arte romanica e arte gotico-francescana con un apparato decorativo ancora influenzato da reminiscenza bizantine. Il coro ottagonale fu invece aggiunto tra il 1440 e il 1460 da Giovanni Antonio.
Nel 1494 la basilica viene affidata agli Olivetani a cui si deve la costruzione degli altari di San Benedetto e di Santa Caterina. Il convento orsiniano viene sostituito alla fine del Seicento da un nuovo edificio costruito dai padri riformati collocato sul lato sinistro della chiesa con un quadriportico a lato terra decorato ad affresco dal frate riformato Giuseppe da Gravina. Il convento ospita il Tesoro della Basilica di Santa Caterina.
La facciata esterna, tricuspidata, è decorata ad archetti pensili e portali architravati. L’interno ha un impianto longitudinale a tre navate e due ambulacri. Addossato al muro di fondo del coro ottagonale si trova il monumento sepolcrale di Giovanni Antonio.
Le pareti e le volte sono decorate da uno spendido ciclo di affreschi realizzato nella prima metà del Quattrocento da artisti provenienti probabilmente dall’Umbria e dalle Marche, seguaci della scuola giottesca. Si tratta di un vasto ciclo che, a partire dalla controfacciata, rappresenta Storie dell’Apocalisse, Storie della Genesi, Storie della vita di Cristo; sulle pareti del presbiterio Storie della vita di Santa Caterina e sulle volte i Dottori della Chiesa.
Nei sottoarchi di collegamento con le navate laterali troviamo invece Teste di Santi francescani e nella navata esterna a destra Storie della vita di Maria tratte dai Vangeli Apocrifi. Altri soggetti extra-ciclo, soprattutto immagini di Santi, si trovano sparsi nella struttura. Tra questi un Sant’Antonio Abate, firmato Franciscus de Arecio e datato al 1435.
Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
Comune: Galatina
Indirizzo: Piazzetta Orsini
Informazioni: www.basilicaorsiniana.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Medievale
A pochi kilometri da Martano sono stati messi in luce i resti del villaggio medievale di Apigliano, noto solo da alcuni documenti, il più antico dei quali datato al 1354. Le recenti campagne archeologiche svolte dall’Università del Salento hanno messo in luce un villaggio, fondato in età bizantina, tra il IX e il X secolo d.C. sul luogo di un piccolo insediamento rurale di età tardoantica. Il villaggio sembra avere un periodo di abbandono tra nell’XI-XII secolo per poi tornare a vivere nel XIII-XIV con il nome di casale di Apigliano ed essere definitivamente abbandonato nel XVI.
Gli scavi hanno messo in luce alcune strutture di età bizantina, tra cui un forno per la lavorazione del ferro, e consistenti tracce del casale tra cui una piccola chiesa con annesso cimitero di età angioina. A poca distanza troviamo la chiesa di San Nicola, ricostruita all’interno del parco archeologico utilizzando le tecniche antiche. Una seconda chiesa, dedicata a San Lorenzo, fu costruita quando il casale era già stato abbandonato.
Parco Archeologico di Apigliano
Comune: Martano
Indirizzo: Strada Provinciale Martano – Soleto, Contrada Pigliana
Informazioni: www.comune.martano.le.it
Categoria: Archeologia
Tipologia: Sito archeologico
Periodo: Medievale
La piccola chiesa di Santo Stefano a Soleto, costruita alla metà del XIV secolo, risulta di particolare importanza nel contesto salentino in quanto coniuga elementi bizantini di influenza orientale con elementi romanici e tardo gotici tipici pugliesi. Fino al XVI secolo la chiesa fu un centro religioso italo-greco di notevole importanza.
La facciata a cuspide, con un campanile a vela, presenta un piccolo portale architravato con decorazione a rosette e una lunetta un tempo affrescata. Al centro troviamo un rosone a otto raggi.
L’interno, ad aula unica con tetto a due falde, termina con due absidi: quella centrale, a semicatino cieca ed estradossata, quella a sinistra, più piccola, con funzione di prothesis, destinata, durante le funzioni di rito greco, alla preparazione del vino e del pane.
Di particolare interesse il ciclo di affreschi che decora le pareti, disposti su fasce orizzontali, con iscrizioni greche che identificano i personaggi rappresentati. I cicli rappresentati riguardano: i Miracoli di Santo Stefano, Padri della Chiesa Bizantina intorno all’immagine di Cristo, la Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli in preghiera intorno alla Vergine e il Giudizio Universale.
Chiesa di Santo Stefano
Comune: Soleto
Indirizzo: via Ospedale
Informazioni: ingresso gratuito su prenotazione (+39 0836 663133)
http://www.comune.soleto.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Medievale
La piccola chiesa di San Pietro a Sternatia, scavata interamente nella roccia, presenta una planimetria ad aula unica separata dal presbiterio dall’iconostasi. Al periodo della costruzione, tra il XII e il XIII secolo, risalgono le esigue tracce di affresco ancora individuabili. Ad una seconda fase di decorazione parietale, relativa al XVIIII secolo, appartiene invece l’immagine di San Pietro che dà il nome alla struttura.
Oggi la chiesa risulta annessa a Masseria Caraffa.
Cripta di San Pietro
Comune: Sternatia
Indirizzo: via Placerà, n. 30
Informazioni: proprietà privata – Comune di Sternatia +39. 0836. 666001
www.comune.sternatia.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Cripta
Periodo: Medievale
Dell’antica cripta di San Sebastiano, nel territorio di Sternatia, si intravedono i resti delle scalette di ingresso che conducevano all’interno dell’ambiente scavato nella roccia. L’ingresso principale, ad Ovest, è stato chiuso a causa della costruzione di edifici recenti ed è stato sostituito da un altro accesso a Sud. La struttura presenta una planimetria quadrangolare con un grande pilastro in roccia centrale che divide l’ambiente in due navate e quattro campate. Il pavimento è in terra battuta. Lungo le pareti e alla base del pilastro corre il sedile. All’interno si trovano tre altari, due orientati a est e uno a nord, tra i quali si apre una nicchia con un piccolo bordo. Le pareti della cripta sono decorate da affreschi datati, sulla base delle iscrizioni, tra l’inizio del XII e la fine del XVI secolo.
Il pilastro presenta sulla faccia occidentale un affresco con l’immagine di San Sebastiano, di cui è visibile solo una gamba e la parte centrale del corpo, su fondo blu decorato da motivi geometrici, mentre in alto corre una fascia con motivi stellari. A sinistra del Santo un’iscrizione votiva. La parete nord della cripta presenta una serie di affreschi tra cui la Vergine con Bambino, San Francesco e l’Annunciazione. Ad est la sinopia della Resurrezione, la Trinità e San Sebastiano. Sulla parete sud, di nuovo San Sebastiano e un Santo anonimo separati da una fascia con decorazione di tralci interrotta da un riquadro con un’iscrizione greca. A fianco di San Sebastiano un altro santo con tonaca bianca e scapolare nero, in genere interpretata come San Fabiano.
Questo luogo di culto, il primo in Puglia dedicato a San Sebastiano, è strettamente legato alla comunità greca di Sternatia e fu attivo almeno fino al 1608 quando abbiamo notizia che la chiesa era ancora aperta e officiata.
Il culto di San Sebastiano è ancora oggi molto vivo in città. Il 20 gennaio, a conclusione della processione in onore del santo, viene acceso proprio davanti alla cripta un grande falò. Nella tradizione contadina il giorno di San Sebastiano segna l’inizio del periodo della coltivazione dei ceci.
San Sebastiano morì a Roma trafitto da frecce durante la persecuzione di Diocleziano nel 288 d.C., dopo aver convertito molti pagani al cristianesimo.
Cripta di San Sebastiano
Comune: Sternatia
Indirizzo: via Neviera
Informazioni: www.comune.sternatia.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Cripta
Periodo: Medievale
La piccola Chiesa di S. Paolo, nel centro di Galatina, a pochi metri dalla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, è legata dal Medioevo fino ai giorni nostri, al fenomeno del tarantismo.
La cappella fu ricostruita agli inizi del XVIII secolo, ed è incorporata all’interno di Palazzo Tondi. Presenta un’aula unica coperta da volta alla leccese. All’interno si può ammirare un altare del Settecento con la tela raffigurante san Paolo con la spada in mano.
La cappella è conosciuta come la “cappella delle tarantate”. Secondo la tradizione infatti i Santi Pietro e Paolo arrivarono in città e dove sorge la chiesa furono ospitati da un abitante del luogo. Per ringraziare il personaggio San Paolo concesse a lui e ai suoi discendenti la capacità di guarire coloro che fossero stati morsi dalla “taranta” tramite un semplice rituale che consisteva nel bere l’acqua del pozzo all’interno della casa e segnare una croce lì dove era il morso. Da allora il 29 giugno da tutto il territorio arrivavano donne (ma anche uomini) per guarire dal morso della taranta. La processione era accompagnato da tamburelli, violini, armoniche e organetti e si concludeva nella “casa” del santo. La persona morsa infatti cadeva in uno stato come di confusione e torpore da cui si destavano solo al suono della musica, che la costringeva a ballare convulsamente.
In età recente questo rituale fu identificato come un segno di arretratezza culturale, tanto che la piccola chiesa col tempo fu abbandonata e non vennero più celebrate messe. Solo di recente, con la nuova attrazione sviluppata alla fine del secolo scorso per fenomeni tradizionali e folklorici, la chiesa è stata nuovamente aperta divenendo un punto di interesse per colore che visitano Galatina.
Cappella di San Paolo
Comune: Galatina
Indirizzo: via Garibaldi, n. 7
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: moderno
La Chiesa Matrice di Castrignano dei Greci, dedicata al culto dell’Annunziata, fu ricostruita nel 1878 su un preesistente edificio del XVI secolo. L’antica chiesa fu abbattuta per costruirne una più ampia e spaziosa per far fronte all’aumento demografico che rendeva ormai angusta la struttura precedente. Della chiesa precedente, di cui sappiamo vi erano cinque altari e un fonte battesimale per immersione secondo il rito greco, rimangono oggi solo due epigrafi collocate una sul frontone del portale maggiore ed una sulla porta del coro, datate entrambe alla seconda metà del XV secolo. L’edificio attuale ha una pianta a croce latina sormontata da una grande cupola. Sovrasta la chiesa il campanile con cupola maiolicata e tre campane. La chiesa presenta dal 1898 una seconda dedica a Sant’Antonio da Padova, patrono della città, a cui si deve, secondo la tradizione popolare, la salvezza da tre pericolosi tifoni che si stavano per abbattere sulla città.
Chiesa Parrocchiale dell’Annunziata
Comune: Castrignano dei Greci
Indirizzo: Via Dante Alighieri
Informazioni: www.comune.castrignanodeigreci.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Moderna
Il Castello di Castrignano dei Greci, di origine medievale, presenta oggi l’aspetto che gli diede, nel XVI secolo, la famiglia Gualtieri, ricordata nell’epigrafe sul portale di ingresso. La struttura presenta una pianta rettangolare con base scarpata e si articola in facciata su due ordini suddivisi da un toro marcapiano. Altre modifiche subì nell’Ottocento, volte a ingentilirne il prospetto e il cortile interno.
Eccellente strumento di difesa, così ricordato già ai tempi di Carlo I d’Angiò, la struttura era circondata fino all’Ottocento da un fossato. Interessanti nella decorazione sono i doccioni zoomorfi e quello bicefalo rivolto a sud.
Entrando dal portale di ingresso si accede ad un cortile interno intorno al quale si disponevano alcuni ambienti di servizio: le scuderie, il forno e il trappeto e magazzini. In un ambiente è presente una sorta di passaggio nascosto/murato dal quale, secondo la tradizione, si giungeva, tramite una galleria, all’abbazia con chiesa rupestre di Sant’Onofrio. Attraversando un portale adorno di motivi floreali, angeli e mascheroni, si accede al piano nobile.
Castello Baronale
Comune: Castrignano dei Greci
Indirizzo: Largo Castello
Informazioni: www.comune.castrignanodeigreci.le.it
Categoria: Architettura militare
Tipologia: Castello
Periodo: Medievale/Rinascimentale
La Chiesa Madre di Calimera, situata nella piazza centrale, è dedicata al protettore San Brizio. Su una originaria struttura a due navate, viene costruita, a partire dal 1689, l’attuale chiesa a croce latina e a navata unica, con un lineare prospetto suddiviso in due ordini caratterizzati, quello inferiore, dal portale barocco, quello superiore da un grande finestrone centrale. All’interno è possibile ammirare numerosi altari, tra cui quello maggiore, dedicato alla Madonna Assunta. Alcune botole danno accesso a tombe sotterranee. Alle spalle della chiesa si innalza l’imponente campanile a quattro piani.
La tradizione vuole che sia stato lo stesso San Brizio, apparendo in sogno a un soldato calimerese disperso in Francia nel XVI secolo, a richiedere di diventare patrono della città, aiutandolo a tornare in patria. Il Santo è festeggiato tramite una solenne processione il 13 novembre. La festa è anche detta localmente San Brizio de li turdi, in quanto coincide con l’arrivo dei tordi nel territorio, che vengono cucinati proprio per l’occasione. La festa più importante è però quella del 28 e 29 luglio, quando si festeggia la traslazione della reliquia, un frammento del cranio del santo non bruciato dagli Ugonotti, che ancora oggi è conservata nella chiesa parrocchiale.
Chiesa di San Brizio
Comune: Calimera
Indirizzo: Piazza del Sole
Informazioni: www.comune.calimera.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Barocco
La Chiesa di San Vito, costruita alla fine del Quattrocento – inizio Cinquecento, è collocata in aperta campagna a est del cimitero, in corrispondenza di uno degli ingressi dell’antico Bosco di Calimera. La piccola chiesetta a navata unica presenta al centro del pavimento un grande masso calcareo con al centro un foro, e sulla parte superiore resti di un affresco raffigurante San Vito Martire, chiamato la Sacra Roccia di San Vito. È tradizione recarsi presso la chiesa il giorno di Pasquetta per purificarsi o per propiziare fertilità, benessere etc. passando attraverso il foro, del diametro di soli 30 cm, del megalite. Questo rituale, di origine antichissima, è legato a credenze magico-religiose probabilmente collegate al rito pre-cristiano della Grande Madre e al culto della fertilità. Il passaggio del foro, che rievoca l’organo genitale femminile, richiama il concetto di nascita, o meglio, di rinascita. Il cristianesimo assorbì il culto, costruendo attorno al monolite la chiesa e collegandola al culto di San Vito.
Chiesa di San Vito
Comune: Calimera
Indirizzo: Via Vicinale San Vito
Informazioni: www.comune.calimera.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Medievale
In aperta campagna, sulla strada che collega Calimera con Melendugno, è collocata la piccola Chiesa di San Biagio, una struttura semi ipogea dell’XI secolo, riconducibile ad un più ampio insediamento basiliano. La cappella era infatti probabilmente il riferimento religioso di un casale poi abbandonato. All’interno vi sono due affreschi settecenteschi raffiguranti San Biagio e Sant’Eligio, relativi alla fase in cui la cappella venne restaurata e al piano superiore fu costruito un alloggio per i monaci. L’edificio fu poi abbandonato, la pietra di consacrazione rimossa, e venne trasformato in un fienile, fino a tempi recenti in cui è stato restaurato.
Chiesa di San Biagio
Comune: Calimera
Indirizzo: Via Prov.le Calimera-Borgagne
Informazioni: www.comune.calimera.le.it
Categoria: Architettura religiosa
Tipologia: Chiesa
Periodo: Medievale